Giovanna Botteri: dal maglioncino della discordia al dibattito sul body shaming

Ha una laurea in Filosofia ottenuta col massimo dei voti e un dottorato alla Sorbonne di Parigi. Ha seguito, in veste di giornalista inviata speciale, eventi di portata mondiale come il crollo dell’Unione Sovietica, la guerra in Kosovo, il G8 di Genova e la guerra in Iraq. Per anni ha ricoperto il ruolo di corrispondente dagli Stati Uniti e oggi segue da Pechino la delicata vicenda dell’emergenza Covid-19. Eppure è diventata famosa per un maglioncino nero.

Sembra una storia divertente quella che ha visto protagonista la giornalista Giovanna Botteri, invece si tratta dell’ennesimo caso di body shaming ai danni di una professionista che, invece che per le sue capacità e la sua carriera, viene giudicata per l’aspetto fisico e l’abbigliamento. Archiviata la vicenda della ministra Bellanova, derisa dai soliti haters per la mise sfoggiata in occasione del giuramento al Quirinale, sembrava che il messaggio fosse ormai chiaro: vesto come voglio...oppure no? Alla domanda posta provocatoriamente dalla ministra, la risposta di oggi è ancora no.

Sono mesi, ormai, che la Botteri viene presa di mira per il suo abbigliamento minimalista e per i capelli apparentemente poco curati. Negli ultimi giorni, però, è scoppiato un vero e proprio caso. La pietra della discordia è stato un servizio mandato in onda da Striscia la Notizia, nel quale si riportavano le critiche e le frecciatine ironiche che sul web si erano moltiplicate sul tema dell’aspetto fisico della giornalista. Battute sul maglioncino indossato e sulla messa in piega della Botteri, in una clip con la voce di Michelle Hunziker.

La cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto che la replica della giornalista non si è fatta attendere. In un comunicato stampa la Botteri ha dichiarato: “Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettetemi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno piu’ ragione di esistere. Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne.”

La vicenda, purtroppo, ha finito per scatenare un altro polverone. La condivisibilissima difesa delle ragioni della giornalista si è presto trasformata in attacco diretto verso un’altra donna, la Hunziker che ha prestato la voce alla clip incriminata. Tomaso Trussardi, marito della showgirl, ha reso noti i pesanti insulti ricevuti dalla moglie. Parla addirittura di minacce di morte, facendo notare che “nella falsa convinzione di difendere una donna se ne stanno brutalmente ferendo e bullizzando altre non colpevoli”.

La redazione di Striscia la Notizia si è difesa prontamente dalle accuse, specificando che il servizio riportava ironicamente le offese degli altri ma mettendo in risalto come queste si sbagliassero, data la recente messa in piega della giornalista. Una difesa piuttosto debole, che non ha del tutto convinto il popolo del web.

Al di là delle scaramucce che hanno visto protagonisti accusatori e accusati, la vicenda ha sollevato un importante dibattito sul tema del body shaming.

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Maglioncini e messe in piega: il body shaming

A fare scalpore in questo episodio di body shaming ai danni della Botteri è stata la consapevolezza che in una società evoluta come la nostra e in un momento estremamente delicato come quello che stiamo vivendo, vi sia ancora spazio per le critiche all’aspetto di una giornalista. Critiche che, volenti o nolenti, hanno fatto e stanno ancora facendo passare in secondo piano i contenuti da lei trasmessi. La professionalità riesce quindi ad essere ancora offuscata da un maglioncino o da una messa in piega, satira o no.

Perché si parla di body shaming? Innanzitutto perché l’aspetto della giornalista non ha effettivamente nulla che non vada, semplicemente non si conforma ai canoni imposti dalla società nella quale vive e lavora. Una società che, a detta sua e di tantissime altre vittime di questi bassi attacchi all’esteriorità, richiede ancora giornaliste donne curate e di bell’aspetto come showgirl.

Inoltre questo episodio, che di certo non basterà a scalfire l’amor proprio della stimatissima giornalista, è stato riportato come esempio di un fenomeno che grazie o a causa dei social è diventato quanto mai attuale. Dove ognuno può dire la propria, a volte i commenti si fanno tutt’altro che lusinghieri. E troppo spesso a pagarne le conseguenze sono le donne, le più ingabbiate negli stereotipi sull’aspetto e la cura del corpo.

Come spiega la psicologa Donatella Ruggeri, dietro i commenti più o meno squallidi legati ad azioni di body shaming (delle quali il dibattito sul maglioncino della Botteri è solo la punta dell’iceberg) c’è un processo di deumanizzazione e di oggettivazione sessuale. Per dirla in altri termini, la donna viene ridotta ad oggetto sessuale e viene giudicata solo in base alla sua capacità di essere attraente e piacevole. Le stesse donne, continuamente esposte a commenti di questo tipo, cominceranno poi a guardarsi con gli occhi di chi le giudica. Di conseguenza, saranno le stesse donne a giudicare severamente se stesse e a misurare il proprio valore sull’essere attraenti e curate.

Cosa pensi del body shaming e di come le donne vengono giudicate nella nostra società? Se sei una donna, ti è capitato di ricevere insulti o commenti legati al tuo aspetto e come hai reagito? Se sei un uomo, come pensi che possiamo emanciparci da questo modo di pensare così arretrato? Dacci il tuo contributo nei commenti.


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